Il 2020 verrà ricordato come un anno molto difficile per il turismo mondiale e l’Italia non fa eccezione: la situazione contingente ha impedito gli arrivi di turisti stranieri nel nostro paese, limitando fortemente anche la presenza di vacanzieri italiani nelle strutture della penisola. Si tratta di una situazione temporanea, che tuttavia ha penalizzato (e sta penalizzando) in maniera pesante l’intero comparto turistico ed il relativo indotto: i flussi in ingresso infatti sono stati praticamente azzerati già dallo scorso mese di Marzo.

Anche la tanto attesa ripresa estiva, sulla quale gli operatori puntavano per avere una boccata di ossigeno e recuperare almeno in parte il fatturato perso, non ha portato i risultati attesi. Gli italiani si sono mossi meno del previsto, privilegiando brevi soggiorni di prossimità e sfruttando poco il bonus vacanze, strumento che si è rivelato insufficiente per far ripartire il nostro motore turistico.

A fine Settembre si è verificato un nuovo irrigidimento della mobilità che ha limitato nuovamente gli arrivi fino a data da destinarsi, assestando un altro colpo alle strutture ricettive già messe a dura prova.

Il risultato? Hotel e ristoranti chiusi, agenzie di viaggio deserte con perdite che si aggirano intorno al 90%, con il 75% degli alberghi chiusi.

A risentirne maggiormente sono stati gli hotel di lusso, frequentati dai clienti stranieri con elevata capacità di spesa, ma si tratta di una situazione difficile per tutte le strutture ricettive, che ha portato il governo ad intervenire con una serie di finanziamenti a fondo perduto per il turismo.

La logica del fondo perduto per il turismo è quella di destinare ai vari operatori una somma proporzionale alle perdite subite, che il soggetto ricevente non dovrà restituire, ma utilizzare per rientrare delle perdite e ripartire.

Vediamo le principali misure previste dal Decreto Ristori.

Il Decreto Ristori è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 27 Ottobre scorso e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il giorno successivo: si compone di 35 articoli e prevede contributi a fondo perduto per gli alberghi e le strutture ricettive, colpite dal crollo di turisti di cui abbiamo parlato nel precedente paragrafo introduttivo.

I finanziamenti pubblici per il turismo previsti dal Decreto Ristori

Si tratta di un documento importante, che integra i finanziamenti pubblici per il turismo già previsti dal Decreto Rilancio, estendendo la platea dei beneficiari: il Decreto Ristori, infatti, include nell’agevolazione il settore turistico e le attività con un volume di affari superiore a 5 milioni di euro annui, che erano state escluse dal Decreto Rilancio e che invece oggi possono fare domanda di contributi a fondo perduto.

Come funziona il calcolo dell’indennizzo del contributo a fondo perduto per il turismo?

Il Governo ha adottato un meccanismo proporzionale, definendo 4 diverse categorie di beneficiari, che si differenziano per il tipo di attività svolta e per il livello di penalizzazione subita a seguito delle nuove rigide limitazioni introdotte a fine Ottobre.

Il contributo a fondo perduto per le strutture ricettive non potrà eccedere i 150.000 euro e sarà uguale al finanziamento pubblico già erogato dal Decreto Rilancio, moltiplicato per un coefficiente variabile a seconda del settore: maggiore è il danno subito maggiore sarà il coefficiente applicato e quindi il ristoro economico ottenuto. 

Le percentuali applicate vanno da un minimo del 100% ad un massimo del 400%.

I codici ATECO delle aziende appartenenti al settore alberghiero e ricettivo sono stati classificati nella seconda tra le quattro fasce di riferimento, con l’applicazione del coefficiente 1,5: queste strutture quindi percepiranno il 150% rispetto a quanto previsto dal decreto Rilancio.

Le strutture che rientrano nel finanziamento a fondo perduto per il turismo

I finanziamenti a fondo perduto per il turismo costituiscono il cuore del Decreto Ristori, che ha previsto di destinare ad alberghi, strutture ricettive ed indotto circa la metà dei 5 miliardi di Euro complessivamente disponibili.

Rientrano quindi tra i beneficiari tantissime categorie che operano nel mondo del turismo quali:

  • hotel tradizionali
  • villaggi vacanza
  • bed & breakfast
  • affittacamere
  • strutture dedicate all’agriturimo
  • residence
  • campeggi
  • ostelli della gioventù
  • rifugi montani
  • colonie
  • case vacanza
  • appartamenti turistici. 

Possono presentare domanda per i contributi a fondo perduto del turismo anche i soggetti che operano nell’indotto e quindi bar ed altri esercizi privi di cucina, pasticcerie e gelaterie (anche nel caso di chioschi o ambulanti). 

Tra gli incentivi previsti per far ripartire il turismo ci sono altre due misure molto importanti, rappresentate dalla proroga del bonus affitti e dalla cancellazione della seconda rata IMU prevista per il 16 Dicembre. 

Infine è stato confermato il bonus “una tantum” di 1.000 euro a favore dei lavoratori stagionali (dipendenti ed autonomi) che hanno involontariamente cessato, sospeso o ridotto la propria attività lavorativa a seguito dell’emergenza sanitaria.

Tra gli altri citiamo dipendenti delle agenzie di viaggio, guide turistiche, autisti di bus turistici, bagnini, animatori, dipendenti e collaboratori di Spa e stabilimenti termali.

Si tratta certamente di un grande sforzo economico messo in campo dal Governo per cercare di limitare, anche se in parte, i danni subiti dal settore turistico ed aiutarne la ripartenza nei prossimi mesi.

Gli indennizzi del Decreto Ristori saranno erogati dal 15 novembre direttamente sul conto corrente dei beneficiari: nel caso in cui l’interessato abbia già ricevuto fondi previsti dai precedenti decreti non dovrà presentare una nuova domanda.